
31 gennaio | 2 febbraio
SCICCHERIE
progetto presentato in collaborazione con


Due conferenzieri che parlano del Femminile Sacro e degli Incel. Una donna che ha ritrovato sé stessa grazie ad un pellegrinaggio sulle orme di Maria Maddalena. Una cattolica di destra che crede nel potere delle donne. Un uomo solo che man mano sprofonda nel fascismo. Noi stessi che ci chiediamo cosa tutto questo abbia a che fare con noi e perché ci turbi così profondamente. Una coppia che litiga per gelosia verso le star hollywoodiane Jason Momoa e Scarlett Johansson, visti come gli ideali del maschile e del femminile a cui non arriveranno mai. Gli stessi Scarlett Johansson e Jason Momoa uniti in un amplesso di amore cosmico. Questi sono alcuni dei personaggi, che in un certo senso sono anche dei mondi e dei paesaggi, che attraverseremo nel corso del lavoro, partendo da una base di realtà (siamo Lisa e Silvio in scena, come coppia e come attori) ma con la libertà di fare in ogni momento dentro-fuori da questi mondi, per incarnarli e poi distaccarcene, per riflettere, per ridere, per disperarci, per litigare, per volerci bene.
di e con Maria Luisa Usai
progetto nato durante l’edizione spagnola del ciclo Mis Documentos, curato da Lola Arias al Teatro Sala Beckett - Febbraio 2024. “
Co-funded by the European Union through Creative Europe programme as part of the project Island Connect II” Con il sostegno di Spazio T (Alghero)
MARIA LUISA USAI
CAMPESINA
Uno spettacolo che mescola teatro documentario, i dispositivi della lecture performance e l’ibridazione dei linguaggi tra il materico e il digitale. Un lavoro in cui l'immagine video e il corpo vivente sono compresenti, in un insieme di tracce reali del passato e tracce completamente ricreate dall'immaginazione. Una lecture/performance che si trasforma in azione fisica e in linguaggio visuale. L’obiettivo è aprire al pubblico il proprio album di famiglia, per poi dargli corpo e voce, in un processo che parte dal documentare con immagini al re-enactment dal vivo. Il personale diventa politico e collettivo, la storia familiare si trasfigura, in vicenda comune e in quesiti legati al presente, al concetto di identità, di lavoro, di arte e di nomadismo artistico o digitale che sia. Falsi video d'archivio, veri video d'archivio, nuove riprese. Il passato è una terra straniera, che può essere ricreata a piacere con l'ibridazione analogico/digitale e con la presenza fisica nel presente, il corpo performativo e i media visuali. Il mio progetto è quello di creare una performance che è anche un documentario o un mockumentary, impossibile e improbabile, in tempo reale, che parla di Pietro Maria Soddu, che parla di me, che parla di altri/e che almeno una volta nella vita si sono sentiti/e campesinos (contadini).

1 febbraio | dalle h 20
MARTINA CAVAZZANA
RI-MEDIARE UN CORPO FALLACE

Titolo del progetto: Ri-mediare un corpo fallace
Idea e soggetto: Martina Cavazzana
Regia: Martina Cavazzana
Drammaturgia: Filippo Petrocelli, Martina Cavazzana
Interpretato da: Martina Cavazzana
Musiche e suono: Samuele Cestola
Disegno luci e video proiezioni: Tommaso Cassinis
Una donna in mutande e reggiseno in uno spazio vuoto desolato e desolante. Un microfono. Una cantilena che descrive frenetici fotogrammi dell’infanzia e della prima pancia odiata. Quella materna. È qui la radice dell’ossessione paranoide per il cibo e dell’odio verso il proprio corpo.
La pancia si contamina con il video: una partita a tetris, figure geometriche che si accumulano fino a esplodere. Al centro una fame ferale, instancabile, dove gli istinti primari sono carburante narrativo. In sottofondo un loop: suoni del cibo che diventano sinfonia masticante-digestiva in cui la donna assomiglia più a un ruminante bipede che a un essere dotato di libero arbitrio. Lo spettro sonoro è allo stesso tempo rumore bianco e rumore di fondo. Scheggia e frammento, corpo e materia. Veleno, “sostanza” ma anche medicina.
CREDITS
di e con Michela De Rossi e Cristina Pelliccia
con la collaborazione di Pietro Angelini e Mario Russo
MICHELA DE ROSSI / CRISTINA PELLICCIA
GUILTY
Facciamo un gioco. Facciamo che io sono lei e tu sei lui.
Proviamo ad imparare a memoria le battute.
Cosa succede se portiamo a teatro un dialogo tratto da un reality show?
Cosa succede se lo proviamo a sublimare, a decontestualizzare, a trasporre?
Vogliamo esplorare quella spettacolarizzazione dei sentimenti, quella pornografia emotiva che tutti guardano, amano, criticano e commentano dal divano di casa: un appuntamento fisso per 4,4 milioni di italiani, di cui il 60% sono giovani tra i 15 e i 34 anni.
Ci interessa sperimentare qualcosa di molto lontano dalla dimensione teatrale e dal suo pubblico, come la "realtà" del reality show, e vedere cosa accade.

2 febbraio | dalle h 18
FRANCESCA CORDIOLI / SARA TODISCO
TITOLO FIGO*
*bello e d’impatto, sarebbe meglio di una parola sola (massimo due), magari una cosa un po’ indie tipo “legumi verdi” che quando unÉ™ lo legge si dice: “ma non ha senso, non c’entra nulla con lo spettacolo” e nel 90% dei casi poi è effettivamente così ma vabbè, ancora meglio no? perché magari il pubblico resta a scervellarsi per mesi sul perché lo spettacolo abbia questo nome e noi sembriamo delle artiste poliedriche, super interessanti e misteriose.
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Arrivate ormai al momento in cui il pubblico è entrato e si è accomodato il sala, le due protagoniste si rendono conto di non aver nulla da presentare avendo procrastinato il lavoro fino alla scadenza. L’intero spettacolo diviene un tentativo di trovare qualcosa da dire e da portare in scena: digressioni, divagazioni, momenti di panico e conversazioni per cercare di raggiungere il cuore del loro problema, porteranno le ragazze a ricadere sempre negli stessi meccanismi e, quindi, a tornare al punto di partenza in un continuo e frustrante loop.

PAOLO LUPIDI
FANS

Reperibilità, accondiscendenza, tenersi indaffarati per non pensare, sono tutti aspetti che trasformano lo sfruttamento dei padroni, quello di cui sentiamo tanto parlare, in una forma di auto-sfruttamento dove non siamo più padroni del nostro corpo.
Una volta l’anno, nello stesso periodo, non reggo più il ritmo e mi ammalo. Per me l'emblema di questo sovraccarico è la febbre, segnale di allarme e opposizione ai ritmi frenetici che mi impongo. C’è chi si misura con il senso di colpa nel momento in cui rimane confinato a letto, eppure io, tante volte, l’ho sperato veramente che mi venisse la febbre. E mi sono chiesto: riprendermi fisicamente è davvero l’unico modo che ho per rifiatare? Cosa succede, invece, se con l'aumentare dello stato febbrile non mi fermo? Iperpiressia ha lo stesso prefisso di iperproduttività. I meccanismi di auto sfruttamento aumentano, come i gradi della febbre, fino all'assurdo.
Si ringraziano Elvira Frosini e Daniele Timpano per la cura e il sostegno
“L’amore romantico mi ha rovinato” dice la protagonista-attrice-autrice, che pure si ostina a ricercarlo dannatamente, ossessivamente: “O romance o niente”.
È illusione? È delusione?
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Gli oggetti di riferimento sulla scena saranno Cime tempestose (che forse la protagonista non ha mai letto ma cita ossessivamente), Pretty Woman (pochi lo ricordano ma la frase con cui si apre il film è “It’s all about money”), Fleabag (serie tv culto su una trentenne con relazioni disfunzionali proveniente da una famiglia disfunzionalissima), Via col vento, Tutto sull’amore e Comunione di Bell Hooks, ma anche Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes, Amore liquido di Zygmunt Bauman, e Modern Love, la colonna settimanale del New York Times.
Sullo sfondo non Tebe, ma la brughiera e Roma, il cui palindromo naturalmente è amoR.
Gli stasimi non saranno privi delle “canzonette” d’amore e, immancabile, arriverà il Deus ex Machina, Franco Battiato: “La stagione dell’amore viene e va”.

MARTINA DE SANTIS
ROMANTICA_o romance o niente?
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