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16|17 GENNAIO

CI-KOREA

amara la danza

progetto presentato in collaborazione con

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+ 18 GENNAIO amara la danza_SHARING

+ 22 GENNAIO anteprima nazionale ARGUS @Spazio Rossellini

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16 gennaio | dalle h 20

MICHELE ERMINI

SENTIERO 105 _studio

h 20

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Di e con: Michele Ermini

Testi: Michele Ermini

Poesie: Antonia Pozzi

Sound design: Nicola Belvedere

 

Ringraziamenti: Roberto Castello, Ilenia Romano, ArtistiAssociati

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​Sentiero 105 prende avvio dall’immaginario poetico e biografico di Antonia Pozzi, attraversando la montagna, luogo reale e mentale, per indagare il rapporto contraddittorio tra amore e morte.

 

La narrazione interpella l’orizzonte della memoria, tracciando una geografia poetica e corporea fatta di cime, speranze e rimorsi. 

Il corpo si consegna come catalizzatore e testimone: ogni parola, gesto, ogni paesaggio innevato, si fa voce del passato, restituendo un’immagine alterata degli eventi e dei ricordi. 

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CHI È MICHELE ERMINI: autore e danzatore, attraversa i diversi linguaggi del performativo con passo e voce curiosa, concentrando la propria ricerca nello spazio tra immaginazione e memoria. 

Ha collaborato professionalmente con artisti di livello nazionale come Alessandro Sciarroni, Davide Enia, Adriana Borriello e Antonio Marras .

Fonda insieme a Alessia Lombardi e Gaia Stacchini, Collettivo A00 nel 2023 portando in scena diverse creazioni.

Nel 2025 inagura il suo percorso autoriale con il progetto POZZI.  

NOEMI PIVA + LORENZO MINOZZI

SETTEMBRE NON ARRIVERÀ MAI

h 21

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un progetto di e con Noemi Piva,
musiche dal vivo di Lorenzo Minozzi,
sostegno alla drammaturgia Giovanni Onorato,
produzione S'ALA

progetto selezionato per Collagene al DAS di Bologna \

Residenza produttiva Marche Teatro - Villa Nappi.

 

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Da piccola mia sorella credeva che il cigno fosse il maschio della papera ed io che la pera fosse una mela col manico. Alcune cose mi hanno detto che non erano vere ma di altre non lo so ancora. Per esempio: Se pianti un albero al contrario i rami diventano radici e le radici diventano rami? Quand’è che si fa una cernita di quello che ci hanno detto da bambini e si decide?

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settembre non arriverà mai è il primo capitolo di settembre non arriverà mai (UMIDA), una performance con musica dal vivo che riflette sullo sviluppo del pensiero narrativo durante la crescita: risorsa indispensabile per la costruzione di vocabolari personali e chiavi di lettura dell’esistenza, individuale e collettiva, nel mondo. In particolare, esplora come la trasmissione di racconti all’interno del nucleo famigliare e la manipolazione della verità in questo contesto, influenzi la percezione della realtà, le competenze psicosociali e la capacità, da parte di chi li assimila, di generare storie a propria volta. Queste tematiche vengono attraversate mescolando movimento, suono, installazione e testo poetico: l’incontro tra codici diversi rende percepibile quella galassia di brandelli narrativi e tempi sovrapposti che sono i luoghi della memoria e del racconto, facendo emergere, di tanto in tanto, le voci singolari di chi ha lasciato lì parti di sé

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17 gennaio | dalle h 20

h 20

SIMONE ZAMBELLI

LACRIMOSA

Di e con Simone Zambelli
Frammenti scritti e sonori Simone Zambelli
Dramaturg/assistente coreografa e di scena Cinzia Sità
Luci e video mapping Alice Colla

Produzione sostenuta da C&C Company e Sanpapié;
in coproduzione con Danza in Rete-Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza; con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello-CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro); in coproduzione con Tersicorea T.off; con il sostegno di Periferie Artistiche centro di Residenza
Multidisciplinare della Regione Lazio/Vera Stasi; presentato nella sezione “Open studio” alla NID Platform 2024.

 

Lacrimosa trae ispirazione dalla celebre coreografia di Michel Fokine, La morte del Cigno, su musica di Camille Saint-Saen, coreografia che concentra la sua fascinazione sulla condizione di morte e rinascita. Su questa dicotomia tra morte e rinascita, Lacrimosa vuol spingere alla riflessione sulla fine del sentimento amoroso, impulso che ci restituisce alla nostra quotidiana solitudine. Immagine perduta, consumata, quella del cigno, è oramai una figura di passaggio, un ricordo. Ciò che resta è un corpo senza più ali, nudo, bagnato, senza alcuna volontà di un nuovo volo. Ridotto alla terra, come tutte le cose che lo circondano, il cigno torna ad essere un corpo umano, imprigionato tra le mura domestiche. 

Come si sopravvive alla fine di un amore? come si vive quello stato di torpore, quella condizione che appare senza una via d'uscita? Come ci si prepara alla ripresa e alla riedificazione di un corpo che si riaggancia alla vita? In un luogo, dove l'assenza diventa una pratica attiva, un affaccendamento, il tempo presente processa il passato e reitera le sue memorie, nell'incedere ossessivo di una moltitudine di parole, gesti, immagini, utili forse solo a colmare la paura del vuoto.

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ADRIANO POPOLO RUBBIO 

AMARÚ_o sulla nostalgia (studio)

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Coreografia regia e danza Adriano Popolo Rubbio
Danza: Adriano Popolo Rubbio e Fabiola Donati
Progetto vincitore del bando Pillole
Con il sostegno di Fortezza Est e Fondazione Yana Cini

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“Amàru”, parola siciliana che significa “amaro”, cattura la dolce malinconia del passato che
ritorna, in bilico tra gioia e struggimento.
In una stanza afosa d’estate, gli adulti ritrovano frammenti della propria infanzia: un bambino
che indossa i vestiti della madre, un viaggio fraterno fatto di conflitti, amore e desiderio di
essere l’uno e l’altro, giochi che trasformano il quotidiano in fantasia.
Le musiche, una miscela di tradizione mediterranea e composizioni contemporanee,
guidano i corpi in una danza che intreccia il reale e il sognato, l’antico e il presente. I ricordi
emergono come echi di canti popolari dimenticati, intrecciati con gesti che rievocano
memorie tangibili: il mare, la casa, la pelle.
“Amàru” è un viaggio fisico ed emotivo che celebra la fragilità del tempo e la potenza dei
legami, trasformando la memoria in movimento e la nostalgia in gesto.

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18 gennaio | dalle h 11.00

AMARA LA DANZA_sharing

Quest'anno Cikorea_amara la danza si arricchisce di una nuova attività: classi condivise, uno sharing di pratiche ad ingresso libero condotte dalle stesse danzatrici e dagli stessi danzatori che si sono esibiti nell'ambito della rassegna per poter incontrare le pratiche dimostrate o esplorate negli studi dei giorni precedenti. L'appuntamento è aperto a chi ha assistito agli studi e a chiunque voglia incontrare da vicino il lavoro di coreografi e coreografe attive sulla scena. Per partecipare clicca sul tasto o invia una mail a carrozzerielab@gmail.com

E POI... _CIKOREA CONTINUA @ 

22 gennaio | anteprima nazionale

GIULIA SPATTINI, PAOLO ROSINI | BALLETTO CIVILE

ARGUS

Nuovi dispositivi di salvataggio

REGIA E IDEAZIONE Giulia Spattini

COREOGRAFIE Giulia Spattini, Paolo Rosini

COMPOSIZIONE MUSICALE Thybaud Monterisi

DRAMMATURGIA DEL SUONO Daniele Boccardi

LUCI Daniele Boccardi

COSTUMI Giulia Spattini

DANZATO E CREATO DA Giovanni Fasser, Michele Calcari, Paolo Rosini, Giulia Spattini e Fabio Bergaglio

Produzione Balletto Civile con il sostegno di Drama Teatro e con il sostegno di MiC e di SIAE nell'ambito del programma SIAE Per Chi Crea

COLLETTIVO Bc Factory

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Che differenza c’è tra salvare ed essere salvati?
La risposta,se c’è, è fin troppo ovvia.

ARGUS è il nome della nave di salvataggio verso la quale tendono i corpi urgenti rappresentati da Théodore Géricault nel dipinto La zattera della Medusa, l’iscrizione sulla cornice del quadro recita “l’unico eroe in questa storia è l’umanità”. Non ci sono eroi in questo dipinto e come in questa storia, nessuna terra promessa. La comunità come punto di ripartenza. Una riflessione sulla necessità e l'importanza del rapporto con l'altro.
Il naufragio del senso di comunità si sbriciola continuamente sotto i nostri occhi, l’edonistica risoluzione di sé indipendente e disposta a tutto è un imperativo comunicativo continuo e neanche troppo velato. Siamo in bilico sul ciglio della nostra scogliera personale. Senza più alcuna opzione.

Fine tempo massimo, la tempesta del contemporaneo ha fabbricato i suoi naufraghi e non ci sono più scialuppe, rimangono solo gli altri.

Cosa rimane?
Un tentativo impietoso e vitale, un vulcano di azioni per riconoscersi ed essere riconosciuti. Un gruppo che tenta di essere superstite al senso di niente che ci circonda, costretto a cercare nell'altro l'unica via possibile. Un'indagine urgente sul rapporto con l'altro. Il punto di incontro brilla nel mezzo dei corpi e non appartiene a nessuno, la salvezza se c’è si infuoca solo nell’insieme.

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