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14|15 aprile

CI-KOREA

amara la danza

progetto presentato in collaborazione con

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14 aprile | dalle h 20

FRANCESCA SANTAMARIA

Come sopravvivere in caso di danni permanenti

h 20

un lavoro di e con Francesca Santamaria

suono Ramingo (Juan Claudio Averoff Rico)

produzione esecutiva CodedUomo

con il supporto di Carrozzerie n.o.t, ATCL Lazio

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“La parola greca che vuol dire corpo appare in Omero solo per indicare il cadavere. È questo cadavere, quindi, anzi, sono il cadavere e lo specchio che ci insegnano (che hanno, cioè, insegnato ai greci e ora ai bambini) che abbiamo un corpo [...]”

                                                                                                                  M. Foucault

 

COME SOPRAVVIVERE IN CASO DI DANNI PERMANENTI è una radiografia coreografica. Una danza che che indaga i modi in cui il corpo si organizza e reagisce quando lui stesso è l’ostacolo. Un referto che svela un corpo non utopico, il funzionamento di una macchina imperfetta, gli ingranaggi di un organismo corruttibile. Quello in scena, come quello di ogni essere umano, è un corpo che si usura costantemente, avvicinandosi di fatto all’ “essere cadavere”. Questo progetto nasce da esperienze personali e si rapporta con documentazioni mediche e con un archivio gestuale e sonoro.

GIULIA SPATTINI

Sorry for what?

Studio su Elisabetta I

h 21

Ideazione e regia Giulia Spattini

Danzato e creato da Giulia Spattini e Paolo Rosini

Disegno del suono Guido Affini

Produzione Balletto Civile, ERT Emilia Romagna Teatro

Con il sostegno di Associazione Fuori Luogo/Compagnia Gli scarti e Drama Teatro

La spinta primaria a lavorare sulla storia di Elisabetta I nasce, non tanto dalla necessità di ripercorrere la sua storia anagrafica ma di cogliere il senso profondo delle sue azioni rivoluzionarie. La fascinazione per la sua figura epica si concentra, per me, nella sua grandissima e irremovibile forza di volontà nel difendere la propria posizione come donna pagando un prezzo altissimo. La trasposizione contemporanea della lottatrice, incarna una traduzione attuale e leggibile, qualcosa di accessibile per il nostro immaginario, che l'iconografia della storia antica renderebbe distante. Il punto centrale della sua lotta si è mosso sempre intorno alla sua identità come donna che nella casualità della successione si è trovata tra le mani un potere che mai nessun uomo le avrebbe legittimato. Prendere una posizione, questo ha ispirato la mia ricerca, prendere una posizione e assumersi la responsabilità che ne deriva. La fragilità della nostra epoca ci porta a pensare di poter rimandare o demandare, di poter lasciar scegliere ad altri. La lotta più feroce che mai condurremo sarà con noi stessi, con l'onestà che dobbiamo alla nostra natura che sempre si rivolterà se tenteremo di piegarla ad altro segno. Per questa ragione lo spettacolo si articolerà in tre round da 12 minuti, come un vero e proprio incontro di boxe. Lottare per scegliere, per aderire al proprio sé, qualunque esso sia, purchè vero. Una lotta del sé contro sé.

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15 aprile | dalle h 20

MICHELA ROSA

DI QUANDO UNA COSA CADE

h 20

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Un corpo che sogna il viaggio incessante tra l’alzarsi e il discendere. Cadere nel tempo/ nascere.

To fall in love/ innamorarsi.
Cadere e recuperare l’asse verticale per cadere di nuovo, fa il camminare. Per salire,scendo.
Se rilascio posso tendere.

“Non può esservi rilascio senza sostegno” ( principio incontrato durante un lavoro di anatomia esperienziale sui fluidi, tenuto da Marta Olivieri nell’ambito del BMC )

Nei sistemi contenitivi si attua nel corpo un’inibizione al rilascio e alla caduta.

La possibilità di rigenerarsi nel basso,viene impedita in favore di un perenne stato di tenuta.

concept : Michela Rosa
con: Michela Rosa
suono in collaborazione con: Giacomo Del Colle Lauri Volpi
drammaturgia in collaborazione con: Cinzia Sità
progetto scenico sostenuto da:  Sosta Palmizi (Cortona) , Vera Stasi (Tuscania)

Ideazione, regia e coreografia: Margherita Dotta
Coreografia e interpretazione : Leonardo Maietto
Musica: Paolo Colagrossi, Gene Aubry, Nils Frahm
Costumi: Margherita Dotta, Leonardo Maietto
Luci: Margherita Dotta
Con il sostegno di APS Nebula, Ravenna (RA)

MARGHERITA DOTTA

Ginnastica per una postura fragile

h 21

Ginnastica per una postura fragile è una ricerca su un corpo che, immerso nei liquidi, perde i propri margini e assume connotati bestiali e mostruosi. Nell’acqua la fisionomia umana si dissolve e quell’atavico istinto predatorio che definisce l’ossessione per il mito del mostro marino scompare a favore di un avvicinamento, di un’accoglienza e di un riflesso.


Sotto la superficie delle acque, l’abisso è l’habitat di un Io ibrido e plurale che scivola in e tra il silenzio delle correnti, captando memorie e storie in grado di riempire il vuoto dell’emarginazione. In un panorama sonoro che evoca l’ovattato grembo materno, le consuma, ma le rigenera, lasciandone tracce protette dall’ambiente acquatico.
Nella creazione di un universo stratificato, la geometria del corpo si sfalda a contatto con l’ambiente terrestre e si ricompone sotto forma di molecole d’acqua: stato vetroso, liquido e aeriforme convivono in un ambiente in continua metamorfosi in dialogo con un corpo resiliente e adattativo allo stesso tempo, che- come nello sviluppo prenatale- adotta in un’apparente solitudine strategie di gestione di sé e delle proprie risorse, in un eterno ripetersi sotto forme diverse di calma e di tumulto.

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